Un’infanzia sospinta verso un precoce lolitismo, un’immagine mediatica che vuole le donne strette nella morsa di un’inarrivabile bellezza, il loro corpo lacerato in nome di una contraffatta e irraggiungibile necessità di perfezione, lo scandalo dell’iscriversi del tempo sui loro volti.
Forme di subdola violenza da cui le donne oggi devono tentare di difendersi per rimanere se stesse e salvaguardare la propria preziosa unicità, senza soccombere alla dittatura di una femminilità univoca e stereotipata che le vuole tutte uguali e forse un po’ banali.
Il mezzo fotografico come campanello d’allarme, come sguardo di denuncia nei confronti di una situazione che è sotto gli occhi di tutti ma che, per interesse, superficialità o ignoranza, pochi vedono e quasi nessuno contesta: non farlo mette a rischio la sopravvivenza dell’identità di tutte le donne.